Ho visto lei che vota lui. Che vota lei, che vota me. Mon amour, ma chi voti tu?
Annalisa mi perdonerà, ma questo riff, in questa versione elettorale, non mi abbandona.
Sono le primarie, bellezza!! Verrebbe da dire.
Ma le primarie sono una cosa seria. Seria e importante. È evidente a tutti che sono un grande e aperto esercizio di democrazia. I cittadini, gli elettori vengono chiamati a esprimersi su quale candidato dovrà meglio rappresentarli nella corsa elettorale per il rinnovo del sindaco. Ma sono anche importanti perché attraverso le primarie viene oltre modo sottolineata la natura civica della Lista Cittadini per Villasanta che le promuove.
Una conferma che va aldilà dei nominalismi e delle autodefinizioni di cui la scena politica villasantese si sta infoltendo, ma che si sostanzia di modalità e di fatti concreti, chiari, inequivocabili e leggibili da tutti i cittadini. Verrebbe da dire “diffidate delle imitazioni”.
Le primarie sono però anche una competizione e come tutte le competizioni hanno la capacità di alimentare un clima, di stimolare passioni e di sollecitare simpatie e antipatie.
Proprio per questo è necessario riaffermare un concetto che forse in questo clima, che oscilla tra fair play anglosassone e competitività aperta e leale, rischia di far passare in secondo piano.
Le primarie sono un mezzo e non un fine.
Il fine vero è quello di individuare quale sia il candidato giusto, quello cioè che raccoglie nella sua figura le migliori potenzialità per partecipare alla campagna elettorale “vera” – che vedrà il centro-sinistra contro il centro-destra e forse anche qualche altra eclettica formazione politica – e soprattutto di vincerla.
Quindi serve uno sforzo in più – nel senso di una riflessione sulle caratteristiche e sul profilo che deve avere un candidato sindaco vincente e all’altezza del ruolo – per decidere il proprio orientamento.
E allora proviamo a svolgerla questa riflessione, passo dopo passo.
Un sindaco vincente deve essere conosciuto – e fin qui siamo nell’ambito del banale – ma soprattutto deve poter essere trasversale – che brutta parola – deve cioè essere conosciuto e riconosciuto nel maggiore numero di ambiti, categorie e settori di cui si compone una realtà complessa e stratificata come anche quella villasantese è.
Un sindaco vincente deve sapersi confrontare con una società complessa, con scelte che coinvolgono diversi attori ognuno dei quali è portatore di interessi, aspirazioni e necessità proprie. È richiesta non solo una capacità di dialogo e di interlocuzione con i soggetti che animano il paese ma, soprattutto, questa capacità deve necessariamente coniugarsi con credibilità.
Un sindaco vincente deve essere consapevole dei suoi limiti – nessuno può ritenersi un tuttologo – e avere la capacità, e anche l’umiltà, di colmare le sue lacune attraverso il rapporto e la collaborazione con gli altri, con l’obiettivo di garantire un livello di competenza e di qualità dell’azione di governo.
Quindi deve essere in grado di orchestrare un lavoro collettivo, a tutti i livelli: giunta, gruppo consigliare, Consiglio comunale, macchina comunale, quest’ultima in particolare perché va messa nelle condizioni di dare il meglio.
Ma dovrà saper tenere conto anche degli elettori che lo avranno sostenuto e lo sosterranno, della Lista nel suo complesso e ancora di più di tutti i cittadini villasantesi.
Dovrà avere un profilo manageriale e organizzativo che garantisca il funzionamento e l’efficacia di tutto ciò e delle sue azioni.
Villasanta ha una forte e vasta rete di protagonismo civico, che si manifesta attraverso le numerose associazioni attive in vari ambiti dal sociale e solidaristico al culturale e allo sportivo, un sindaco vincente deve poter contare su un saldo rapporto con queste realtà e considerare questa articolazione un patrimonio e una risorsa di sviluppo.
Domenica 28 gennaio andremo a votare, speriamo di essere in tanti, noi del Punto vi invitiamo a farlo e a pensare a questa “chiamata alle urne” come una opportunità di poter contare e di giocare un ruolo nel decidere chi ci dovrà rappresentare; vi invitiamo a farlo in maniera consapevole, noi abbiamo cercato di dare un contributo a questa consapevolezza.
E il ritornello per definizione ritorna…
Ho visto lei che vota lui. Che vota lei, che vota me. Mon amour, ma chi voti tu?
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